2019-10-01 / VLE PAGES
Un approccio interculturale all’insegnamento delle lingue
Conoscere una lingua vuol dire dunque conoscere il modo culturalmente connotato di leggere il mondo legato ad essa, tuttavia, affinché questo si realizzi nell’apprendimento di lingue seconde e di lingue straniere, è necessario che l’insegnamento non si limiti alle nozioni grammaticali (regole morfologiche e sintattiche) ed elementi del lessico, ma comprenda anche aspetti di carattere pragmatico e culturale. Infatti, se anche fossimo in grado di formulare una frase “grammaticalmente corretta” in una certa lingua potremmo comunque avere come esito la comunicazione di un messaggio sbagliato che porta a un fraintendimento.
Vediamo di seguito (da Kecskes, 2014) un caso di incomprensione tra un parlante cinese, Lee, che sta imparando l’inglese, lingua di cui non padroneggia ancora pienamente la dimensione pragmatico-discorsiva.
Lee: Could you sign this document for me, please?
Impiegato: Come again?
Lee: Why should I come again? I am here now.
L’impiegato chiede a Lee di ripetere, utilizzando però un’espressione (ovvero come again? letteralmente “vieni di nuovo?”) che ha sviluppato un significato metaforico e conversazionale. In altre parole, “Come again?” sarebbe da intendersi come un “come prego? Puoi ripetere di nuovo?” e non più con il suo significato letterale. Purtroppo, Lee non conosce questo uso discorsivo e la comunicazione non va a buon fine: Lee non ripete il suo primo enunciato ma anzi, probabilmente seccato, chiede chiarimenti sul perché sarebbe dovuto tornare di nuovo nel posto in cui si trovava già in quel momento.
Per la buona riuscita della comunicazione, “errori pragmatici” di questo tipo possono essere, di fatto, più rischiosi di quelli che riguardano il lessico e la grammatica: se Lee avesse sbagliato a scegliere una parola (ad esempio avesse detto write anziché sign) oppure la forma del pronome (e ad esempio avesse detto to I anziché to me), la comunicazione, probabilmente, sarebbe riuscita comunque.